QUALI SEGRETI E VICENDE NASCONDE IL SOTTOSUOLO DI NAPOLI? L’ASSOCIAZIONE FONDATA DA VINCENZA DONZELLI PROVA A RISPONDERE, CON INIZIATIVE ED EVENTI DEDICATI ALLA ZONA DI VIA MONTE DI DIO.
Ovunque si vada, Napoli è arte e storia da leggere in ogni angolo. E Palazzo Serra di Cassano, nel quartiere San Ferdinando, sulla collina di Pizzofalcone, ne è un chiaro esempio, perché tra le mura settecentesche dell’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice, lo stesso dei palazzi dello Spagnolo e Sanfelice nel rione Sanità, per citarne alcuni, racchiude vicende che rappresentano l’essenza di una città dal fascino secolare e misterioso, fatto di leggende e contraddizioni.
In via Monte di Dio, storico centro culturale per gli intellettuali napoletani, come ci spiega la fondatrice Vincenza Donzelli, il 14 dicembre 2013 è nata l’associazione culturale Interno A14, inaugurata nel palazzo con la mostra sul tema del riciclo Tappo’st di Luigi Masecchia.
Si tratta di uno dei tanti progetti dedicati al quartiere, di cui lei è referente e responsabile, come per la rassegna Montedidio Racconta, lanciata un anno fa.
Interno A14 è un titolo semplice e intuitivo, che resta. Richiama il primo giorno di apertura, il numero civico del palazzo e la scala dove è ubicata l’associazione. Ma come nasce?
L’associazione nasce dall’idea di creare uno spazio polivalente in questa zona di Napoli. E poi ‘A’ sta per arte, amore, architettura, artigianato, amicizia e perché A è la prima lettera dell’alfabeto. Lo spazio è aperto a convegni, meeting, mostre, eventi privati e presentazioni di libri. Poi un giorno, nel dicembre 2013, Marco Minin, della Galleria Borbonica, mi contattò per comunicarmi che in una delle sale del mio spazio, sotto il pavimento, c’era la scala di collegamento ai sotterranei di Palazzo Serra di Cassano. E Gianluca sbucò letteralmente da un’area di una sala, conservo ancora le foto.
Una grande scoperta per gli oltre 160 metri quadrati di Interno A14, tanto da rivedere il progetto iniziale.
Assolutamente sì. Gianluca mi chiese se volevo collaborare e aprire un nuovo percorso sotterraneo della Galleria Borbonica, così dopo due anni, nel novembre 2015, abbiamo definito il percorso Via delle Memorie, il IV della Galleria Borbonica con accesso solo da Interno A14. Restano comunque le attività dell’associazione, tra mostre ed eventi. Dobbiamo ringraziare i tanti volontari che anche di domenica sono venuti con pala e carriola, insieme al presidente dell’associazione, per ripulire il sottosuolo. Insomma, dal Demanio al Comune, e a gennaio 2016 abbiamo aperto ufficialmente al pubblico in collaborazione con la Galleria Borbonica.
Cosa prevede la visita al sito Via delle Memorie/Galleria Borbonica?
La visita guidata prevede un percorso che include gli esterni di Palazzo Serra di Cassano, quindi il cortile ottagonale e lo scalone monumentale in piperno e marmo bianco a doppia scala, poi gli ambienti di Interno A14 dove abbiamo allestito un piccolo museo sulla Seconda Guerra Mondiale, con alcuni reperti rinvenuti durante la fase di scavo durati tre anni. La visita continua con la mostra di turno e, infine, abbiamo scoperto solo in un secondo momento l’ex falegnameria dei Serra di Cassano, nobile famiglia che da Genova si trasferì a Napoli.
E il percorso sotterraneo, invece?
Il percorso prosegue verso il sottosuolo: si arriva dapprima alle cave da dove venne estratto il tufo per edificare il palazzo a partire dal Cinquecento, poi si raggiunge una suggestiva cisterna d’acqua fino ad arrivare alla Galleria Borbonica e quindi all’uscita verso il parcheggio Morelli. I sotterranei di Via delle Memorie sono stati anche un presidio fascista: nelle cave, infatti, c’è un’area riservata alla milizia fascista e qui si trova anche il primo rifugio antiaereo del palazzo dove scendeva anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando abitava a Monte di Dio.
L’ingresso principale di Palazzo Serra di Cassano non è in via Monte di Dio come si pensa, bensì in via Egiziaca a Pizzofalcone, ma il portone non viene aperto da oltre due secoli per volere del duca Luigi Serra e consorte Giulia Carafa, genitori di Gennaro Serra di Cassano che, durante la Rivoluzione napoletana, morì decapitato nel 1799 dopo la restaurazione borbonica. “Quel portone potrà essere aperto quando Napoli sarà definitivamente libera”. Con queste parole il duca fece chiudere, come segno di lutto, rifiuto e protesta silente, il portone che affacciava direttamente su piazza del Plebiscito, quindi Palazzo Reale di Napoli fino a quando, per volere di Ferdinando I, non fece costruire la basilica di San Francesco di Paola.
Il palazzo si trova sulla collina di Pizzofalcone, così chiamata a metà del Duecento perché il re di Napoli Carlo I D’Angiò fece costruire una falconiera per la real caccia di falconi, oggi meglio conosciuta come Monte di Dio, che prende il nome da una chiesa-convento fondata nel XVI secolo proprio sulla collina più antica della città. A ridosso di piazza del Plebiscito, è la stessa collina che a fine dell’VIII secolo ospitò i Cumani, il primo agglomerato urbano di Parthenope, poi Napoli, precisamente sul Monte Echia: un promontorio di tufo giallo napoletano che si affaccia sull’isolotto di Megaride, dove oggi Castel dell’Ovo si staglia sul golfo con tutta la sua imponenza.
Parlaci della rassegna Montedidio Racconta.
Per me è importante creare sinergie e ho sempre creduto che Monte di Dio avesse molto da raccontare, e infatti nel tempo si sono aperti diversi luoghi di interesse in zona Pizzofalcone. Tra gli altri, i luoghi di arte contemporanea Andrea Nuovo Home Gallery e Mapils Gallery. Poi ci sono la scuola militare Nunziatella, la villa di Lucullo, l’Istituto italiano per gli Studi Filosofici e alcune chiese. Ancora, l’istituto d’arte Filippo Palizzi, la caserma Nino Bixio, il teatro Politeama e l’Archivio di Stato Palazzo Carafa. In particolare, il desiderio della famiglia Serra di Cassano è sempre stato quello di far conoscere la propria storia, che è un tassello molto importante per la città. E per questo tutto è partito da qui, da Via delle Memorie/Galleria Borbonica, fino ad arrivare al progetto Montedidio Racconta che dura quattro giorni. Per me è importante dare voce al territorio con iniziative interessanti e stimolanti, e per la seconda edizione abbiamo già scelto il tema che, per adesso, non anticiperò.
Per Artribune