Share the post "L’Ospedale delle Bambole. Il museo di Napoli dove si “curano” i giocattoli"
Nel centro storico di Napoli c’è un posto che dal 1800 porta avanti una delle tradizioni locali più famose al mondo: restaurare i giocattoli, in particolare le bambole. Proprio come nelle migliori favole, l’Ospedale delle Bambole, che da storica bottega è diventato un museo unico nel suo genere, si prende cura dei giocattoli arrivati da ogni parte del mondo, che qui trovano nuova vita: vengono “curati e assistiti”, come dei veri e propri pazienti.
Ma come nasce l’idea di un ospedale per giocattoli? Nella seconda metà dell’Ottocento, lo scenografo Luigi Grassi apre a Napoli una piccola bottega/laboratorio in via san Biagio dei Librai, meglio conosciuta come Spaccanapoli (il decumano inferiore che divide in due parti il centro storico) e inizia a raccogliere, quindi a collezionare, pezzi di ogni genere che appartenessero a giocattoli di qualsiasi materiale, epoca e produzione. Con tanto di camice bianco per non sporcarsi, il signor Grassi “guariva” i piccoli pazienti per chiunque volesse recuperare l’oggetto andato distrutto o danneggiato. E un giorno, trovatosi con la bottega piena di bambole, su una tavoletta di legno bianca decide di imprimere con il colore rosso il nome Ospedale delle Bambole. Insegna che ancora oggi rappresenta il logo che contraddistingue un pezzo di storia di Napoli.
DA BOTTEGA A MUSEO. LA NUOVA SEDE
A distanza di quattro generazioni e un archivio di materiale oramai introvabile, il “primario” Tiziana Grassi porta avanti con il suo staff la tradizione di famiglia in una nuova sede adibita a museo nel cortile di palazzo Marigliano, poco distante dalla storica bottega. Quando si entra nel museo si ha l’impressione di trovarsi davvero in un ospedale con reparti dedicati su 180 metri quadrati: Sala Accettazione, Pronto Soccorso, Ambulatorio Veterinario Peluche, Reparto Donazioni, Reparto Vestitura, Reparto Restauro Sacro, Oculistica, Ortopedia e via dicendo. Munito di cartella clinica, il “paziente” di turno attende di essere visitato e curato nel reparto di riferimento con il materiale di cui ha bisogno (occhi, braccia, gambe, capelli, trucco, gessi…) e, una volta “guarito”, resta in attesa di essere ritirato dal proprietario o essere spedito a mezzo posta ordinaria.
TRADIZIONE E ARTIGIANATO
Tiziana ci racconta che “l’idea di una nuova sede nasce dalla voglia di far conoscere ai giovani l’importanza della loro tradizione e dell’artigianato”, realtà, quest’ultima, sempre più rara con il progresso della tecnologia. Il museo quindi come sfida, non solo per dare luce allo storico archivio che da generazioni va arricchendosi di pezzi di valore, ma anche per coinvolgere in particolare gli studenti di qualsiasi ordine e grado in progetti didattici ed eventi culturali. Alla scoperta delle tradizioni e dell’artigianato artistico tradizionale.
Mio Articolo per Artribune