Nel settecentesco Palazzo Spinelli di Tarsia a Napoli, su iniziativa della Fondazione Morra, l’Associazione Shozo Shimamoto dal giorno 15 dicembre 2017 (ore 19 inaugurazione) si configura come spazio permanente di esposizione e approfondimento del lavoro del grande artista giapponese morto nel 2013. Protagonista dello storico gruppo Gutai che, con i suoi spettacolari «bombardamenti» su superfici a terra e a parete con l’uso di cannoni e bottiglie di colori, già negli anni Sessanta aveva avuto una forte presenza in Italia attraverso la storica Galleria Notizia a Torino.
Fin dai suoi esordi, Shimamoto assume un atteggiamento di radicale negazione della tradizione artistica, di quella nazionale nella sua forma accademica, ma neanche quella delle avanguardie occidentali che apparivano troppo distanti per cultura e approccio tematico. Per il giovane giapponese “arrabbiato” del secondo dopoguerra la rottura con la tradizione finì per coincidere con l’atto stesso del dipingere “veicolato – così dichiara lui stesso in termini sintetici – dal pennello, immagine emblema di una tecnica tesa a valorizzare forma, composizione e descrizione rispetto all’espressione – in tutti i tempi e tutte le latitudini”.
Nel 1957 formulerà questa sua convinzione in un articolo/manifesto dal titolo emblematico “Per una messa al bando del pennello” in cui sostiene che la tecnica “tradizionale” (idealmente riunita nell’esempio del Rinascimento) ha finito per mortificare la qualità materiale e autonomamente espressiva del colore, piegandola a fini estranei alla sua natura. “Io credo – scriveva – che la prima cosa da fare sia liberare il colore dal pennello. Se in procinto di creare non si getta via il pennello non c’è speranza di emancipare le tinte”. Che era, invece, quanto si riprometteva di fare dando al colore ciò che è del colore: il suo essere espressione materiale della luce.
Nel 1956, per la prima volta, Shimamoto compie l’azione di scagliare bottiglie riempite di colore su una tela. È un gesto che ripeterà infinite volte negli anni e che ha caratterizzato l’atto del suo “dipingere”.
Nel 2006, Rosanna Chiessi e Giuseppe Morra, amici da oltre trent’anni, promuovono una memorabile performance a Piazza Dante a Napoli e, in accordo con Shimamoto, nel 2007 fondano “l’Associazione Shozo Shimamoto” con sede in Italia e Giappone, con lo scopo di promuovere e sostenere la ricerca artistica del Maestro non solo attraverso la pubblicazione di cataloghi, video e documentari, ma anche producendo alcune delle performance che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Accanto alla produzione artistica, l’Associazione Shozo Shimamoto ha intrapreso un lavoro di ricognizione critica e storiografica del lavoro del Maestro, nonché di organizzazione e gestione del suo Archivio Generale, grazie anche alla collaborazione di Andrea Mardegan, referente dell’artista in Giappone. Attraverso questo forte rapporto di amicizia e fiducia, si crea un definitivo ponte tra Oriente e Occidente grazie al quale l’opera di questo importante artista si offre sempre più alla conoscenza di un pubblico internazionale che oggi ne celebra l’opera e il grande valore innovativo.
Lo spazio a Palazzo Spinelli di Tarsia dedicato all’Associazione Shozo Shimamoto aggiunge un nuovo tassello all’ampio progetto “Il Quartiere dell’arte”, che tende alla riqualificazione di un’intera area a ridosso del centro storico di Napoli, in cui sono già attivi il Museo Hermann Nitsch Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee, realizzato nel 2008, e Casa Morra, sede della Fondazione Morra a Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano, con il programma “Cento anni di mostre” e le continue attività culturali aperte alla città.
INFO
Associazione Shozo Shimamoto
http://shozoshimamoto.org/it/shozo-shimamoto-biografia/profilo
Fondazione Morra