Lapis Museum, Napoli ‒ fino al 15 settembre 2019. L’antica storia della città partenopea rivive nei reperti messi a disposizione dal Museo Archeologico di Napoli. Con una mostra allestita nel sottosuolo.
Con la mostra Sacra Neapolis – culti, miti, leggende, per la prima volta il Museo Archeologico Nazionale di Napoli espone alcuni reperti della città antica nel Lapis Museum, nella basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, Nel sottosuolo della prima chiesa dedicata alla Vergine, nella zona greco-romana più antica di Napoli, un luogo suggestivo e unico nel genere, si fa strada un museo sotterraneo che racconta la storia locale con reperti ritrovati e viaggi multimediali, dedicando un particolare focus al Vesuvio.
La mostra è un progetto nato di concerto tra il MANN e l’associazione Pietrasanta Polo Culturale Onlus, che sottolinea un valido modello di collaborazione tra pubblico e privato, concretizzato nella rassegna ispirata a Neapolis, un tempo terra di greci e romani, descritta attraverso le statue di Iside e Nike, monete in bronzo e argento con volti incisi, iscrizioni e sculture in marmo, teste e busti di donna che vanno dal III e IV secolo.
Il titolo evidenzia l’essenza della città, terra di culto e leggende che sono parte integrante di un passato in cui da sempre, tra vita e morte, caratterizzano Napoli. Questo aspetto è chiaramente ripreso anche da Di-Oscuri, un’installazione di grandi uova e teschi dal cranio allungato realizzati dalla bottega d’arte La Scarabattola dei fratelli Scuotto, nelle cui opere convivono tradizione e contemporaneità.
A oltre quaranta metri di profondità, la mostra diventa anche pretesto per scoprire le grandi cave e i cunicoli che un tempo erano il sistema idrico di Napoli. In alcuni tratti, infatti, sono ben visibili le grappiate usate dai pozzari per salire e scendere dalle profondità, ma anche dai cavamonti per estrarre il tufo, una roccia magmatica prodotta dall’attività vulcanica dei Campi Flegrei, che a Napoli si contraddistingue per il colore giallo.
LA CHIESA DELLA PIETRASANTA
Risalente al VI secolo, la chiesa della Pietrasanta costituisce il complesso religioso edificato lungo il decumano maggiore sui resti del Tempio di Diana, protettrice delle donne, che, insieme alla cappella dei Pontano di epoca rinascimentale, è stato restaurato grazie al Grande progetto Centro storico di Napoli, valorizzazione del sito UNESCO e all’Associazione Pietrasanta Polo Culturale Onlus che ha contribuito al processo di valorizzazione archeologica.
“La Pietrasanta è oggi una moderna fabbrica della cultura, l’attrattore culturale privato certamente più innovativo nella città di Napoli”, dichiara Raffaele Iovine, presidente dell’Associazione Pietrasanta Polo Culturale Onlus, e aggiunge: “Un modello incoraggiante per quanti vogliono investire nel settore dei beni culturali, una pratica di buon esempio che ha avuto anche il merito di dimostrare che tutela e valorizzazione di un bene non sono obiettivi tra di loro contrapposti, ma al contrario possono anzi devono bilanciarsi nel comune interesse di garantire una moderna fruizione del nostro grande patrimonio storico”.
Il Polo Culturale della Pietrasanta si pone così l’obiettivo di definire un percorso culturale in cui investire e innovare. Coordinato da Mariano Cervone, per raccontare proprio questo aspetto, in collaborazione con la scuola italiana di Comix, è stato realizzato per i più giovani un fumetto a colori dal titolo I segreti della Pietrasanta, alla scoperta del sottosuolo, col fine di descrivere la storia millenaria non solo della città, ma anche del Complesso monumentale della Pietrasanta e del suo sottosuolo.
VALORIZZARE I DEPOSITI DEL MANN
Sacra Neapolis – culti, miti, leggende è la prima di una serie di mostre previste alla Pietrasanta che valorizzeranno i depositi del Museo Archeologico di Napoli e definiranno l’itinerario Via dell’Archeologia, inaugurato lo scorso 3 marzo per unire le aree archeologiche più importanti della città e pienamente realizzato entro il 2020.
La mostra Napoli – storia, arte, vulcani, invece, a cura del vulcanologo Mauro De Vito, documenta la storia del territorio definita nel tempo dalle attività vulcaniche e dall’azione dell’uomo. Una gigantografia illustra i vari strati del suolo, mentre una inedita proiezione di video utilizzati nella sala di sorveglianza dell’Osservatorio Vesuviano fa conoscere al pubblico le aree vulcaniche e gli epicentri della zona.
A concludere il percorso, quindici gouache della collezione dell’Osservatorio, datate fra il Settecento e l’Ottocento, mostrano le emissioni di gas dal suolo e le eruzioni del Vesuvio, quest’ultimo fonte di ispirazione per artisti da tutto il mondo. Per Lapis Museum il percorso ospita le opere dell’artista napoletano Gennaro Regina, già vincitore del Los Angeles Movie Awards al Complex Theater di Hollywood per il cortometraggio Suriezione, che documenta la performance realizzata sul cono del cratere del Vesuvio. Ciascuna opera in mostra è stata realizzata da Regina lo scorso settembre alla Mostra D’Oltremare di Napoli, durante l’ultima edizione del congresso internazionale Cities on Volcanoes.
Per Artribune