Attraverso i social network, si invitano gli utenti a conoscere da vicino la propria storia, fra arte, tradizione e innovazione. Osservazioni, consigli e report dell’evento culturale più atteso dell’anno su Twitter. Ma anche su Instagram, dove il Sud Italia non è un posto, ma un #LuogoIdeale da scoprire.
MUSEUMWEEK: LE COORDINATE
Si è conclusa il 3 aprile l’edizione 2016 della MuseumWeek su Twitter. Ogni anno, i musei di tutto il mondo si danno appuntamento sul social network con l’hashtag #MuseumWeek per promuovere la cultura, i musei e dar voce alle piccole realtà poco note. Non è solo un’occasione per confrontarsi tra i musei, ma anche un’opportunità per quel pubblico curioso di arte e aperto alle novità.
Lanciato in Francia nel 2014, il progetto ha registrato di anno in anno una crescita importante in termini di condivisioni ed engagement: un alternarsi di immagini, RT, Mi piace e informazioni in lingua francese, cinese, inglese, spagnola, italiana, portoghese, russa… Ogni anno i topic di riferimento cambiano e quest’anno, per la prima volta, i sette hashtag sono stati selezionati dal pubblico.
UNA CLASSIFICA SCONVOLGENTE
Vediamo quali sono i dati effettivi di quest’anno e chi si è distinto in particolar modo in questa edizione che ha visto partecipare più di 3.500 istituzioni.
L’edizione 2016 è stata un successo per molti aspetti, in particolare per l’Italia. La settimana dal 28 marzo al 3 aprile, l’hashtag #MuseumWeek ha generato più di 664mila tweet contro i 600mila della scorsa edizione, per un totale di oltre 294 milioni visualizzazioni contro i 237 milioni del 2015, come racconta la mappa dei tweet pubblicata dall’account ufficiale di Twitter France.
E in Italia? Con ben 355 musei italiani, di cui tre nella Top5, è stato un grande successo. La classifica è infatti stata la seguente: 1. Massaciuccoli romana (@MassaciuccoliRo), 2. Museo Corona Arrubbia (@Coronarrubia), 3. British Museum (@britishmuseum), 4. Musée du Louvre (@MuseeLouvre), 5. Museo Bergallo (@museobergallo). Più avanti in lista, troviamo il Museo Tattile di Varese (@museotattile_VA), il Museo Archeologico del Distretto Minerario Rio nell’Elba (@MuseoRioElba) e il Museo Archeologico di Cagliari (@MuseoArcheoCa).
Tre invece, i tweet più importanti che hanno contribuito a conversazioni e confronti: il tour degli Uffizi di Firenze realizzato in lingua inglese dal regista Giulio Base via Periscope; il tweet del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini; e i meme lanciati ogni giorno dall’account del MiBACT che ricordavano agli utenti i topic da twittare.
L’hashtag più seguito è stato #architectureMW, poi #heritageMW e infine #loveMW.
ALCUNI PARERI IMPORTANTI
Abbiamo chiesto a Prisca Cupellini, Responsabile digital del Museo MAXXI di Roma, impressioni circa la sua esperienza durante la #MuseumWeek: “Rispetto all’edizione 2015 ho notato una maggiore consapevolezza da parte dei musei nell’inserirsi in questo evento internazionale. E i numeri lo dimostrano: più cinguettii e maggiore interazione. Il rischio dell’autoreferenzialità è però sempre dietro l’angolo, ad esempio quando i dialoghi si sono spesso svolti ‘tra’ musei anziché ‘con’ i musei. Resta comunque una grande opportunità. A noi saperla sfruttare al meglio“.
Silvio Salvo, social media manager della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, precisa: “La MuseumWeek dovrebbe servire a coinvolgere pubblici diversi rispetto all’ordinario e a dialogare con chi solitamente vede il museo come un luogo statico e ingessato“.
Insomma, bisogna favorire di più il dialogo tra istituzioni e pubblico e coinvolgere coloro che si mostrano ancora “scettici” verso i musei.
CULTURA (E) DIGITALE
In generale, i progetti digitali dedicati alla cultura favoriscono anche la riscoperta della tradizione; quell’arte che appartiene ai piccoli borghi, ai piccoli musei, e raccontarla attraverso i social network è la strategia oggi più semplice per arrivare a un pubblico sempre più vasto e trasversale.
A seguito della proclamazione di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019, la città si appresta a prepararsi per sfoggiare al meglio quel paesaggio unico al mondo, tanto caro agli intellettuali del cinema e della letteratura (non solo del passato), da Pier Paolo Pasolini a Mel Gibson. La Città dei Sassi è un vero e proprio presepe o, se vogliamo, un museo a cielo aperto che si fa largo tra le bellezze artistiche, naturali e culturali che caratterizzano il Sud Italia, talvolta dimenticato dalle istituzioni. Continua su Artribune.