Per la prima volta è in mostra a Napoli il culto delle anime pezzentelle. Il complesso museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco ospita la mostra “Ritorno. Il culto delle anime pezzentelle”, a cura di Francesca Amirante, presidente dell’associazione culturale Progetto Museo e coordinatrice di AAA – Accogliere Ad Arte.
La mostra nasce per raccontare un aspetto importante della cultura partenopea, ma anche per restituire in qualche modo quello che un tempo Napoli possedeva: il ricordo tangibile del culto delle anime pezzentelle. Affascinato dal valore simbolico, un collezionista romano per anni ha raccolto oltre cento mini sculture nei vicoli di Napoli che, alla sua morte, sono state acquistate dal restauratore napoletano Diego Pistone con l’obiettivo di riportale “a casa”. Acquisite poi dall’Opera Pia Purgatorio ad Arco Onlus del presidente Giuseppe D’Acunto, le anime pezzentelle si trovano negli ambienti del Museo dell’Opera della chiesa, nella sagrestia e nell’Oratorio dell’Immacolata in cui sono esposti alcuni dipinti del Seicento e Settecento.
La rassegna, allestita da Nicola Ciancio, prosegue nella seconda chiesa sotterranea. È qui che le anime trovano la propria massima dimensione: ciascuna di esse, una diversa dall’altra, si fa spazio sullo “scoglio” (la base della scultura) in un contrasto di luci dettato dall’ambiente e dall’installazione che ricorda le edicole sacre e che rende il tutto suggestivo. A concludere il percorso nell’ipogeo c’è il video-racconto Vi aspettiamo per il rinfresco di Gualtiero Peirce in cui cinque attori, tra fede e mistero, interpretano le statuette votive. Il rinfresco (refrisco) attenua lo stato di malessere delle anime che, tra le fiamme e imploranti, attendono di raggiungere il Paradiso.
LE ANIME PEZZENTELLE
A Napoli il culto delle anime è una tradizione seria che si consuma nella preghiera. Un do ut des tra le parti, tra i vivi e i morti. I primi, infatti, pregano le anime “smarrite” affinché oltrepassino il Purgatorio in cambio di guida e protezione nella vita quotidiana. Sono anime in attesa di lasciare il Purgatorio per trovare pace in Paradiso, come si evince da alcune produzioni con le braccia tese verso l’alto. Le statuine in mostra del XIX e del XX secolo, di diversa grandezza, realizzate in legno, terracotta, cartapesta e dipinte a mano, sono state raccolte nelle tante edicole votive che un tempo popolavano il centro storico di Napoli: crocifissi, teschi, Addolorate singole e anime a mezzo busto che, imploranti, alcune tra le fiamme, chiedono penitenza e perdono. Altre presentano anche dei fori per le offerte.
Le edicole sono un chiaro simbolo di devozione popolare, ancora oggi visibili nel centro antico come traccia di una tradizione locale, tra arte e architettura religiosa, come l’affresco di Mattia Preti a Porta San Gennaro e l’edicola sacra in piazza Enrico De Nicola di Ferdinando Sanfelice, dedicata al santo patrono della città. Nella seconda metà del Settecento, infatti, per volere del frate domenicano padre Gregorio Maria Rocco, furono create circa duemila edicole votive, non solo per motivi di culto, ma anche per illuminare quei vicoli stretti e bui che articolano alcune zone del centro storico di Napoli, all’epoca poco illuminato.
LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLE ANIME DEL PURGATORIO AD ARCO
Istituita nel 1616 su commissione della nobiltà napoletana a Giovanni Cola di Franco e Giovan Giacomo di Conforto con interventi di Cosimo Fanzago, la chiesa barocca a navata unica, conosciuta anche come la chiesa “de’ ‘e cape e morte”, nasce come luogo di sepoltura per i poveri della città, senza famiglia e senza dimora (anime pezzentelle). Dopo importanti interventi di restauro che hanno coinvolto recentemente la facciata, il portone e il cancello settecentesco, la chiesa è il luogo di culto per eccellenza delle anime e custodisce il Teschio alato di Dionisio Lazzari, i capolavori di Giacomo Farelli, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Girolamo de Magistro e, su tutti, la pala d’altare con la Madonna delle anime purganti (1638-1642) di Massimo Stanzione, che rappresenta appieno il patrimonio storico artistico di un luogo sacro e unico dedicato alle anime sole.
Nell’ipogeo, invece, ci sono resti umani anonimi tra cui, secondo la leggenda, il teschio di Lucia, ragazza di nobile famiglia che, contro il volere del padre, si innamorò di un giovane panettiere. Già promessa sposa a un nobile uomo, il giorno del matrimonio si suicidò con del veleno, ma un’altra versione della leggenda racconta che morì di dolore. Lucia è un riferimento per quanti, soprattutto donne, sono in cerca di amore e quindi in cerca di grazia, con bigliettini e offerte. Questo è un culto a Napoli riecheggia nel Cimitero delle Fontanelle, nel rione Sanità: un grande ossario che, tra storia, leggende e adozioni di capuzzelle in cambio di fortuna, conserva i resti delle vittime della peste (1656) e del colera (1836).
IL RITORNO
Il ritorno, come precisa il titolo della mostra, è ritrovarsi in quei luoghi e in quei ricordi che raccontano un’esperienza, un passato, una storia raccontata in un modo nuovo e originale. Pubblicato da ShowDesk, il progetto è documentato in un catalogo a cura di Francesca Amirante, con foto di Luigi Spina e con interventi sul senso della famiglia e del silenzio, rispettivamente di Ulrich Van Loyen e Vittoria Vaino.
Per Artribune