Prosegue fino a domenica 10 giugno 2018 la mostra ospitata all’interno delle Sale Chiablese dei Musei Reali Torino Frank Horvat. Storia di un fotografo, la retrospettiva che racconta gli ultimi settant’anni visti attraverso l’obiettivo di uno dei più grandi fotografi viventi; una mostra per vivere un viaggio nella moda, nella vita e nell’arte dagli anni ’50 a oggi.
La notizia della proroga della mostra antologica – la prima in Italia di questa portata, che si svolge in contemporanea con quelle a Parigi e a Tokyo – arriva proprio a pochi giorni da un traguardo importante per il fotografo, quello del suo novantesimo compleanno. L’esposizione, curata da Horvat stesso, traccia il percorso di un fotografo che ha segnato la storia della fotografia, che con il suo lavoro ha influenzato l’evoluzione del linguaggio fotografico e delle sue tecniche e, in omaggio agli spazi che la ospitano, sottolinea il rapporto tra la fotografia e la storia dell’arte europea.
210 immagini realizzate da Horvat, insieme a una trentina di altre immagini tratte dalla sua collezione privata che raccoglie i lavori di autori come Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau, esposte in pubblico per la prima volta in assoluto, raccontano la varietà del suo percorso: fotoreporter attento ad un’umanità sconosciuta di mondi allora lontani, fotografo di moda che immerge le sue modelle nei fatti quotidiani, artista sensibile alla storia dell’arte e pronto a confrontarsi con la pittura e affascinato dalla scultura, fotografo di paesaggi attento al rapporto dell’uomo con la natura che si dedica anche a esplorazioni interiori, a virtuosismi digitali e a una ricerca fotografica che manifesta sempre la libertà del suo sguardo.
La mostra è prodotta dai Musei Reali di Torino con il sostegno della Regione Piemonte e di Reale Mutua e con il patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino.
Quindici chiavi di lettura. Fotografo difficilmente incasellabile, la mostra ripercorre l’intera carriera di Horvat attraverso una rappresentazione critica del suo lavoro, suddiviso in quindici ‘chiavi’ di lettura, che si traducono nell’esposizione in altrettante sezioni.
Luce, Condizione umana, Tempo sospeso, Voyeur, Da occhio a occhio, Metafore, Fa pensare a…, Vere somiglianze, Uno, Due, Molti, La vera donna, Fuori luogo, Cose, Foto fesse, Autoritratti: “L’eclettismo – dice Horvat – non è sempre stato un vantaggio per me: alcuni hanno messo in dubbio la sincerità del mio impegno, altri hanno trovato che le mie foto erano poco ‘riconoscibili’, come se, dicevano, fossero state fatte da autori diversi. Questo mi ha spinto a ripercorrere la mia opera per cercarvi un denominatore comune. Ne ho trovati quindici e non solo uno, quindici in tutto il mio percorso e li ho chiamati ‘chiavi’”.
La mostra racconta la storia che sta dietro a ogni scatto: il rapporto col mondo dell’alta moda, di cui Horvat combattè gli stereotipi portando innovazioni assolute, come l’intuizione di fotografare le modelle per le strade, senza trucco e senza parrucche; le lezioni di fotografia che si celano dietro uno spiccato gusto per l’aneddotica; la trasversalità delle influenze sul suo linguaggio (da Caravaggio e Rembrandt per il ruolo della luce all’istante decisivo di Henri Cartier-Bresson, passando per l’amico Marc Riboud).
“Ho un’età in cui si guarda al proprio passato per cercarne il senso” scrive Horvat, e nelle oltre duecento foto scelte per l’esposizione, emerge una vera e propria dichiarazione di poetica.
La collezione personale di Horvat. Nella mostra sono esposte per la prima volta trentuno fotografie della ricchissima collezione personale di Horvat che nel corso della sua lunga carriera ha raccolto alcune centinaia di fotografie di amici, colleghi e giovani fotografi, con opere che rappresentano in modo iconico la Storia della fotografia, come il celebre scatto di Jeff Widener che ritrae un ragazzo di fronte ai carri armati di piazza Tienanmen, a Pechino, nel 1989. Fra i fotografi documentati nella sua collezione spiccano nomi come quelli di André Kertesz, Bill Brandt, Henri Cartier-Bresson, Eugene Smith, Brassai, Robert Doisneau, Edward Weston, Elliott Erwitt, Mario Giacomelli, Edouard Boubat, Irving Penn, Helmut Newton, Jacques-Henri Lartigue, Sebastiao Salgado, August Sander, Weegee.
Nell’arco di settant’anni, il tempo del suo iter professionale che ancora è in corso, Horvat non smette di affrontare nuovi percorsi di visione senza mai ripetersi. Il suo lavoro è un confronto costante con gli sviluppi dell’arte e della fotografia. In questa sezione, Horvat ha selezionato gli autori con cui ha instaurato un vero dialogo: gli scatti prescelti sono quelli che egli definisce come “ottime domande” o “coraggiosi tentativi di risposta”.