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“Per le Cerimonie Olimpiche devi essere al massimo livello tecnologico possibile. Ogni evento è caratterizzato dall’emozione che non appartiene al singolo, ma alla collettività, perché è sempre un momento di condivisione. La gente è stata tanto tempo in casa, quindi in qualche modo si è innescata la voglia di riprendere la vita sociale, di riprendersi le emozioni dal vivo!”.
Così Marco Balich (Venezia, 1962), direttore creativo della cerimonia di passaggio della bandiera olimpica di Pechino 2022, dalla Cina all’Italia, per Milano-Cortina 2026, si racconta a partire dagli esordi negli Anni Ottanta con il promoter visionario Fran Tomasi, in qualità di curatore dei tour tra gli altri degli U2, Peter Gabriel, Rolling Stones e Bruce Springsteen, fino alle numerose produzioni per le Cerimonie Olimpiche.
Vincitore di un Emmy Award e del Compasso D’Oro con Menzione d’Onore, con la società BWS ‒ Balich Wonder Studio di cui è Chairman e socio insieme a Gianmaria Serra e Simone Merico, Carolina Dotti e Valentina Saluzzi, e con Stefano Core come CEO, Balich organizza eventi di large entertainment in tutto il mondo con tecnologia avanzata attraverso uno storytelling di impatto. Insieme alla divisione Destination Experience, che si occupa di realizzare operazioni urbanistiche tra architettura e innovazione, offre al fruitore un modo nuovo e originale di vivere l’esperienza immersiva, fuori da ogni percorso canonico e istituzionale.
INTERVISTA A MARCO BALICH
Come ricordi i tuoi esordi?
Da studente di legge, ho cominciato a fare l’assistente delle band rock degli Anni Ottanta quando l’Italia ha aperto le frontiere per le grandi tournée organizzate. Questo percorso, però, è iniziato con “un grande disastro”, con i Pink Floyd a Venezia nel 1989. Ci aspettavamo 50/100mila persone, ma ne arrivarono 200mila! Era uno show galleggiante in mondovisione con la NBC e la BBC, in occasione dalla Festa del Redentore. Un evento pazzesco, difficile da sostenere per la città, infatti la giunta cadde poco dopo, ma mi ha fatto capire una cosa: quando c’è la volontà ferrea di portare a casa qualcosa, è difficile fermare l’energia. Dopo tanti lavori in Italia, questo mi ha permesso di prendere le misure con quello che mi piace fare e, essendo un ex schermidore che ha mancato le Olimpiadi nel 1980, quando ho avuto la possibilità, mi sono dedicato alla produzione delle Cerimonie Olimpiche.
In occasione di Salt Lake City 2002 sei stato il primo a realizzare le proiezioni per una Cerimonia Olimpica. Oltre che professionale, quindi hanno un valore personale…
Ho sempre considerato le Cerimonie Olimpiche lo spettacolo più bello al mondo, non a caso è quello con più audience, di gran lunga il doppio della finale dei Mondiali. Parliamo di 2,7 milioni per la Cerimonia di apertura, contro l’1,5 milioni della finale dei Mondiali di calcio. Inoltre, è lo spettacolo con più cast al mondo perché partecipano tra i 10 e 20mila volontari per le coreografie, ed è la più costosa, tra i 60 e i 250 milioni di euro. Torino 2006 è stato il primo spettacolo che ha messo l’Italia sulla mappa mondiale dell’entertainment! In totale, ho realizzato 16 Cerimonie Olimpiche tra passaggi di bandiera, Paralimpiadi e circa 10 Cerimonie Regionali come le Asian Para Games Opening Ceremony e Pan American Games che, in realtà, non sono proprio Olimpiche, ma sono comunque gigantesche, alla presenza dei capi di Stato. E se consideriamo che questo è un mondo dominato dagli anglosassoni, da italiano, mi riempie di orgoglio pensare di essere l’unico ad aver realizzato più Cerimonie Olimpiche al mondo!
Qual è l’atteggiamento per realizzare produzioni così importanti?
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