A cura di Marina Guida, la personale Ca piogg’ dint’ ‘o cor’ di Michael Rotondi (Bari, 1977) racconta le atmosfere partenopee. Tre location contestualizzano non a caso Partenope vista con gli occhi di chi è in città, chi c’è stato solo di passaggio o la “sente” da lontano. Si tratta di un progetto site specific in cui il tema della memoria ri-vive tra installazioni, pittura su tela, in digitale e motion graphic.
È un vero e proprio progetto diffuso. Nel buio del refettorio dell’ex biblioteca del complesso di San Domenico Maggiore si irradia Botte, un’inedita animazione sonora perlopiù in bianco e nero, ambientata nel quartiere di Bagnoli, dove si trova il carcere minorile di Nisida, sull’omonima isola dell’arcipelago delle isole flegree. Nelle sale della BRAU, invece, la biblioteca dell’Università Federico II di Napoli, opere in digitale in lambda print presentano un’installazione definita da una ricca serie di cartoline che l’artista ha ricevuto da Napoli. Realizzati su supporti differenti, alcuni lavori concludono il percorso nello Spazio NEA, in piazza Bellini.
MICHAEL ROTONDI E NAPOLI
Nei suoi colori, luci e suoni, Rotondi, che vive e lavora a Milano, propone una Napoli altra, fino a renderla universale a partire dal titolo della mostra in lingua napoletana.
Infatti, Ca piogg’ dint’ ‘o cor’ è tratto dal brano Tu t’e’ scurdat e me del cantante partenopeo Liberato, il cui testo racconta la storia d’amore tra uno scugnizzo di piazza Mercato e una ragazza di Posillipo. Parole che citano luoghi simbolo di Napoli e che suonano come dichiarazione d’amore verso la città, fatta di mondi differenti e contraddizioni, raccontata attraverso le immagini del videoclip a cura di Francesco Lettieri: il lungomare di Mergellina, Marechiaro e Nisida, ad esempio. E proprio sull’isola, come di solito accade dove si sparano fuochi d’artificio in occasione della vittoria del Napoli, delle feste popolari e quando un detenuto esce dal carcere, l’arte di Rotondi rende al pubblico la memoria personale e collettiva di quei luoghi, fra cultura, tradizione e innovazione. Quella memoria che ha come unico comune denominatore la passione, la stessa che l’artista ha maturato durante la carriera nel mondo della Street Art, musica pop, punk e indie e che a Napoli lascia interagire nei luoghi storici avvolti da mistero e innovazione, in un linguaggio misto tra il popolare e l’universale.
Per Artribune