Share the post "Acquaquiglia del Pozzaro. Alla scoperta di un luogo inedito nella Napoli antica"
Nel cuore del Rione Sanità, storia e leggende si intrecciano per raccontare un sito del Seicento rinvenuto tra i percorsi d’acqua, a pochi passi dal Cimitero delle Fontanelle. Ecco un aspetto poco noto di Napoli.
Oltre ad aver dato i natali ad Antonio de Curtis, in arte Totò, e a Mimmo Jodice, uno dei più grandi fotografi internazionali, il quartiere Sanità a Napoli è un luogo ricco di storici siti da visitare, anzi da “sentire”. Sì, perché le Catacombe di San Gaudioso, Palazzo dello Spagnolo, Palazzo Sanfelice e il Cimitero delle Fontanelle, solo per citarne alcuni, sono quei luoghi che, oltre a raccontare un pezzo di Napoli, raccontano la vita di chi ha calcato uno dei quartieri più nobili della Napoli antica, oggi meta di turisti che arrivano da ogni parte del mondo. E a pochi metri dal Cimitero delle Fontanelle si trova Acquaquiglia del Pozzaro, un sito storico rinvenuto non molto tempo fa, che racconta una Napoli nuova, inedita.
Il sito è un basso, ‘o vascio in lingua napoletana, ossia una piccola abitazione con ingresso su strada in via Fontanelle. Il proprietario, Vincenzo Galiero, spinto dai figli e dai racconti dei parenti tramandati di generazione in generazione, alcuni anni fa rispolvera questa umile abitazione in tufo giallo ereditata dalla famiglia e scopre un tesoro fatto di pozzi e cunicoli. Il nome Acquaquiglia significa letteralmente ‘acqua della conchiglia’ (fonte di acqua) ed è un omaggio a una fontana del Cinquecento a forma di conchiglia che un tempo si trovava in piazza Santa Maria La Nova, nel quartiere San Giuseppe.
LE PAROLE DEL PROPRIETARIO
Ma perché aprire al pubblico un luogo “privato”, che racconta la storia della propria famiglia? Lo chiediamo proprio a Vincenzo Galiero, mentre ci guida negli umidi ambienti del sito, di cui inizialmente si conoscevano solo due pozzi e alcune vasche andate perdute durante le fasi di scavo. “In questo basso costruito nel Seicento, negli Anni Quaranta i miei nonni lavoravano il baccalà e lo stoccafisso che vendevano alle botteghe, e circa un anno fa io e la mia famiglia abbiamo deciso di far conoscere anche al pubblico la nostra storia: una realtà sotterranea che offre un aspetto nuovo di Napoli a chiunque venga a farci visita”, racconta. “In particolare, vogliamo contribuire al riscatto sociale e culturale di uno dei quartieri più difficili di Napoli, come del resto già sta facendo con impegno grazie a diverse iniziative”.
Visitando Acquaquiglia si notano alcuni reperti che risalgono a circa duecentocinquant’anni fa, come antichi utensili da lavoro, piccole sculture e meravigliose maioliche di diverse epoche rinvenute durante le fasi di scavo, e non è difficile intuire che questo è un luogo anche di leggende napoletane, in particolare del Munaciello e della Bella ‘Mbriana, come si evince dagli oggetti presenti all’ingresso. Ma andiamo per ordine.
FRA MITO E ANEDDOTICA
‘O munaciello era una figura talvolta dispettosa che si aggirava per le case napoletane per fare “compagnia” alle donne che erano sole, ma in realtà altri non erano se non i pozzari (da cui anche la seconda parte del nome dell’associazione culturale), uomini che dopo i lavori di manutenzione dei pozzi risalivano verso le abitazioni seguendo le grappiate, ossia i fori dedicati per salire e scendere dalla cisterna, visibili perfettamente in uno dei pozzi rinvenuti in Acquaquiglia. I pozzari si comportavano professionalmente se venivano retribuiti per il lavoro svolto, e quindi lasciavano anche regali alle signore “fortunate”, ma in caso di mancato pagamento il loro atteggiamento cambiava radicalmente. Nel Settecento, invece, si racconta che le donne facoltose pagavano i pozzari per far salire di nascosto gli amanti quando i mariti erano fuori casa.
Tra le leggende più ricorrenti nella storia di Napoli c’è anche quella della Bella ‘Mbriana, lo spirito buono della casa che protegge e consiglia la famiglia. E, proprio come in Acquaquiglia del Pozzaro, in segno di gratitudine e ospitalità ancora oggi c’è chi lascia per lei una sedia libera.
CAPITOLO VALORIZZAZIONE
Tuttavia, al netto degli aneddoti e delle leggende locali, si pone la questione della valorizzazione del sito. Ancora a Galiero abbiamo domandato quali sono i progetti in questo senso. “Anzitutto continueremo con gli scavi, perché c’è ancora molto da lavorare. Attualmente sono aperti cinque pozzi dove un tempo sia i cittadini che un convento del Settecento, di cui oggi non c’è più traccia, attingevano l’acqua. E poi mi auguro di ricevere un riscontro sempre più importante da parte del pubblico, perché credo molto nello scambio culturale. Mi sento soddisfatto quando i visitatori si guardano intorno con occhi meravigliati e ascoltano con passione le mie parole. Fra l’altro, su prenotazione, ospitiamo anche eventi culturali”.
Per Artribune