Share the post "Relational. Bianco-Valente all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma"
In occasione dei 60 anni dalla fondazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, nato dal genio di Gio Ponti e di Maurilio Lerici che lo volle autore del progetto, il 27 Novembre alle 19.00 inaugura Relational di Bianco Valente.
“Attraverso una rete irregolare di cavi elettroluminescenti che formano decine di intrecci, gli artisti rivestono la facciata del Palazzo dell’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma ricalcando dal punto di vista visivo quella che fin dalla sua fondazione è stata la sua missione: un luogo di incontro, di scambio, di condivisione. Relational è una rete di luce, un segno evidente, inconfutabile della fiducia nelle relazioni, nella interazione tra individui che ha nel dialogo uno dei modi necessari per stare al mondo” – Maria Sica, Direttrice dell’IIC di Stoccolma.
Il dialogo con l’architettura e con lo spazio urbano è nel DNA della ricerca artistica di Bianco-Valente che non a caso hanno realizzato quest’installazione in contesti diversi tra cui il cortile interno del Museo Madre a Napoli e l’edificio razionalista sede della Biblioteca di Potenza, due luoghi per antonomasia di relazione e di incontro del sapere. In questa occasione il confronto con l’architettura trova un momento altissimo di sfida.
“Con una pianta a forma di carena di nave e caratterizzato da linee spezzate e asimmetriche, con improvvisi vuoti nei dettagli del tetto e degli spigoli, l’irregolarità di questo edificio trova unità visiva in una “pelle” di lucido mosaico bianco. Col calare del sole, la lucentezza riflettente della ceramica lascia il posto al blu siderale di Relational che, come l’architettura di fondo, nonostante l’irregolarità degli intrecci si percepisce come un organismo unitario che sembra sollevarsi dal suo supporto diventando un elemento a sé stante, in grado di annullare le dinamiche architettoniche della facciata e modificando le relazioni e le prospettive degli spazi in cui è inserito l’edificio” – Adriana Rispoli
L’installazione sarà visibile fino al 10 febbraio 2019, periodo della Design-Week di Stoccolma
Relational è stata realizzata grazie al lascito testamentario di Birgit Christina Brorsdotter Persson, che con grande generosità e amore verso il nostro Paese ha voluto donarci la possibilità di aggiungere un nuovo tassello al dialogo culturale tra Svezia e Italia.
Il Palazzo
L’istituto italiano di cultura di Stoccolma nacque come espressione di un’opera d’arte totale, in cui l’architettura, gli arredi e anche i piu’ piccoli dettagli, incarnano nella loro globalità quei valori umanistici che legarono in un unico progetto Gio’ Ponti, architetto e designer, e Carlo Maurilio Lerici, industriale dell’acciaio, che ne sostenne la maggior parte dei costi di realizzazione. Era il 1953, e nel quartiere di Gärdet era stato identificato un appezzamento di terra che il governo svedese aveva donato a quello italiano per la realizzazione di una sede che fosse luogo di condivisione di saperi e di iniziative di scambio culturale.
L’edificio, il primo progettato da Ponti all’estero, è quel ‘cristallo’ che significava per Ponti una forma definita e conclusa, essenziale e pulita che rimane durevole nel tempo. I muri ‘portanti’, il tetto volante, le minuscole tessere di ceramica che rivestono l’esterno interrompendosi per lasciare spazio al bugnato, sono il segno del rapporto profondo e unico chel’architetto ebbe con la sua opera. L’Istituto Italiano di Cultura, che vide gli interventi di Pierluigi Nervi per il soffitto a losanghe luminose dell’auditorium, e di Ferruccio Rossetti per l’ampliamento dell’atrio, venne inaugurato alla presenza del re di Svezia Gustavo VI Adolfo, il 24 novembre 1958.
Ancora oggi la presenza degli arredi, delle luci, dei materiali originali dell’epoca e dei colori, la cui scelta era parte integrante del progetto di Ponti, nonche’ la destinazione d’uso rimasta immutata in questi 60 anni, ne fanno un unicum nella storia delle architettura italiane nel mondo e nell’opera di Ponti.
Ph. credit: Bianco-Valente, Ciro Discepolo.